00 24/12/2011 11:44
Oggi vi presento qualcosa di proprio particolare. Più che di modellismo o di obsoleti, che qualcuno di voi odia, si tratta di archeologia dell’automodellismo.

Vogliamo metterci nei panni di chi voleva, alla fine degli anni 50, il modellino di qualche macchina non riprodotta dai fabbricanti di giocattoli di allora ? Di disponibile, c’erano le ormai mitiche Dinky Toys in Francia e Inghilterra, in Italia le Mercury (pero’ al 1 /48), le vecchie e bruttine Politoys in plastica, le Norev francesi appena meglio. Giocattoli spesso senza vetri, e senza arredamento interno. Al catalogo si aggiungevano si’ e no un paio di novità all’anno, di qualsiasi marca e bisognava accontentarsi.

Bene, nel 1957 un Francese di provincia perde il proprio lavoro, e passa un po’ di tempo a realizzare modellini sulla tavola di cucina dell’appartamento di sua madre con cui abita allora. Realizza modellini in scala 1/43 in legno, partendo di qualche foto trovata nella stampa « specializzata », un pezzo di abete, e ruote prese da qualche marca di autogiocattoli. Questo signore Raymond Daffaure vince un concorso di modellismo nel 1958 e spera, con questo, di trovarsi qualche acquirente per le sue produzioni. Manda di qua e di là dei « cataloghi » scritti a penna, con quello che ha fatto o puo’ fare. In realtà, lavora su ordinazione, e oltre ai modelli del catalogo, puo’ realizzare qualsiasi modello a patto di avere la documentazione. Sono tutti pezzi unici, quindi, anche se alcuni modelli sono stati riprodotti più di altri. Li vende anche a prezzo basso, sui 12 Franchi Francesi all’inizio. Faceva, a quanto sembra, almeno un modello completo al giorno…

Continuerà cosi’ fino al 1978, e si stima che il totale della produzione abbia superato i 12 000 pezzi.

Ho quindi vinto l’asta per due modelli di Alfa Romeo prodotti da R.D., che sta per Raymond Daffaure, istallato a Marmande, nell’ovest della Francia. Queste due Giuliette non si trovano sui cataloghi, né sono numerate. Cio’ non basta a considerarli pezzi unici, perché non sempre numerazione ecc. erano rigorosi. Si puo’ comunque supporre che siano contemporanee con la produzione della Giulietta Sprint Veloce di prima serie, e con la Giulietta Spider, cioè dei primi tempi dell’attività di Daffaure.

Non sono, ovviamente, eccezionali come fedeltà di linee. Figuratevi il tizio che scolpisce il pezzo di legno sul tavolo di cucina, con un paio di foto di una rivista di automobilismo come riferimento. Sono anche verniciate col Humbrol steso a pennello, non è mai stato il massimo. Eppure, pur con le difformità, un qualche fascino ce l’hanno, e sono sorprendentemente rifinite, fino alla leva del cambio al volante, ai comandi, all’autoradio e alla sua antenna che è anche solida se è sopravissuta 50 anni.